IL TITANICO SCHETTINO E L’INCREDIBILE BUFALA DELL’INCHINO. GIUSTIZIA DI CASA NOSTRA…

Ma Schettino era al comando della Costa Concordia o del Titanic?

La domanda sorge spontanea scorrendo le pagine del ricorso appena presentato dalla procura di Grosseto contro la sentenza di primo grado che condanna il super comandante Schettino a 16 anni di reclusione per il naufragio davanti al Giglio costato 32 vite.

Così scrivono i pm: “Alla responsabilità titanica dello Schettino deve corrispondere una pena esemplare”. Una “sentenza non congrua”, sottolineano le toghe grossetane, perchè in questo modo viene fatto uno “sconto” di dieci anni rispetto alle richieste formulate dall’accusa.

Insorgono anche gli avvocati del comandante. Hanno annunciato ricorso ma, fino ad oggi, non se ne trovano tracce.

Un paio di riflessioni sorgono altrettanto spontanee. Quale sarebbe mai la responsabilità “titanica”? Quella dell’inchino? Il clamoroso errore tecnico che neanche l’allievo più ignorante del peggiore istituto nautico del nostro Paese avrebbe mai commesso? Quell’inchino che fa comodo solo per coprire ben altre responsabilità?

Ma lo sanno, alla procura di Grosseto, che mesi fa i colleghi di quella fiorentina hanno documentato i traffici dei clan a base di coca a bordo delle navi da crociera? Che si fanno espliciti riferimenti a illustri nomi di compagnie, Costa ben compresa? Lo sanno che fiumi di droghe e non solo circolano allegramente – e senza alcun controllo – a bordo di quei colossi del mare? Hanno mai letto l’inchiesta della Voce pubblicata a due mesi dalla tragedia dove si faceva esplicito riferimento a piste di clan e coca? E, pochi mesi dopo, un altro reportage sulla pista russa e le cosche a caccia dei miliardi delle polveri bianche?

Ma è meglio gingillarsi – tragicamente, pensando alle 32 vittime e ai familiari – con l’inchino…

 

nella foto, Francesco Schettino ripreso sulla terraferma del Giglio nelle ore del naufragio

 

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