DOSSIERAGGI ILLEGALI DEL SISMI. A PERUGIA PRESCRITTI POLLARI E POMPA. MA LE PARTI CIVILI CHIEDONO I DANNI

Vieni spiato per anni, dossierato, radiografato nella tua vita personale e professionale? No problem. Chi lo fa, per conto proprio o di un presunto “Stato” parallelo, non passa niente. Alla faccia della tanto sbandierata “privacy”. Alla faccia di ogni codice penale che se invece becca il privato cittadino a fare un centesimo di quanto accaduto lo sbatte in galera e vita e butta le chiavi.

E’ quanto succede nella kafkiana vicenda dei dossieraggi Sismi azionati dall’ex capo Nicolò Pollari e dal suo braccio destro Pio Pompa contro magistrati, associazioni, giornalisti “colpevoli”, secondo gli 007 di casa nostra, di “ordire” trame contro l’allora premier Silvio Berlusconi. Perchè i fatti risalgono all’arco di anni – 2001/2006 – in cui governavano le truppe dell’ex Cavaliere.

La svolta è di metà settembre, dopo un defatigante processo che dura da anni a Perugia. Il tribunale, infatti, ha appena dichiarato il “non luogo a procedere” per condotte pur considerate illegali e pienamente degne delle imputazioni d’abuso d’ufficio. Il motivo? La solita prescrizione-mannaia. Il solito miracolo salvatutti, intervenuto stavolta anche per l’interminabile balletto che ha ruotato intorno al “Segreto di Stato”, invocato dagli imputati e rimbalzato tra Perugia e la Corte Costituzionale. Con un governo del tutto “in ginocchio” di fronte ai voleri dei Servizi. In modo assolutamente by-tripartizan: al fianco dei vertici del Sismi, infatti, si sono sempre schierati gli esecutivi Berlusconi, Prodi, riBerlusconi, Monti, Letta e – ciliegina sulla torta – anche Renzi, alla faccia di tutte le sbandierate “trasparenze” e i Muri di Gomma che sarebbero dovuti magicamente cadere sui Segreti di Stato e i tanti buchi neri della nostra disastrata storia repubblicana.

Ricostruiamo sinteticamente i fatti. La bomba “scoppia” in piena estate 2007, quando su tutti i media rimbalza la notizia dei dossier Sismi, passati al vaglio del Csm. Un solo esempio, il titolo a doppia pagina di Repubblica, 5 luglio: “Quei giuristi militanti e il circolo mediatico delegittimano il premier”. Sottotitolo: “Una Voce da spegnere. Un inglese da spiare”. Ecco che, quella mattina, scopriamo di essere una sorta di Al Queida dell’informazione, una cellula eversiva anti Berlusconi.

Incredibile ma vero. Uno storico collaboratore della Voce, il politologo inglese Percy Allum, che come un ricercato di Scotland Yard, viene così etichettato: “cittadino inglese, il cui nome sarebbe Anthony Peter Allum, che, oltre ad essere il punto di riferimento di alcuni corrispondenti come quelli del Guardian, dell’Economist e del Financial Times, godrebbe di solidi legali (in ciò agevolato dall’essere docente presso l’Orientale di Napoli) con ambienti del fondamentalismo islamico, fungendo anche da collegamento con quelli attivi in Gran Bretagna”. Insomma, il nuovo mostro di Londra in salsa islamica, Percy Allum: un uomo mite, che non avrebbe mai fatto male a una mosca, uno storico a tutto tondo, profondo conoscitore della realtà italiana (per aver insegnato a lungo a Padova e a Napoli), autore nel 1975 per Einaudi del mitico “Potere e società a Napoli nel dopoguerra”, un must per conoscere i prodromi del sacco politico e morale (oltre che mattonaro) della Napoli che oggi Roberti e Saviano vedono ormai “costituita” sulla patologica matrice camorrista.

E Repubblica, nel suo paginone, riproduceva uno schema operativo (estratto dai documenti redatti da Pompa, il fedelissimo di Pollari), in cui campeggiava proprio la Voce, vero trait d’union, e cioè capace di mettere in collegamento “eversivo” ampi pezzi della “magistratura militante”, gruppi, associazioni, siti d’opinione e contro informazione, e un nutrito team di giornalisti giudicati anti Berlusconi”. Sintetizza perfettamente il documentato servizio di Anna Morgantini sul Fatto.it del 17 settembre 2015: “Parliamo di 200 magistrati di Milano, Palermo, Roma, Torino (da Ilda Boccassini a Edmondo Bruti Liberati, da Antonio Ingroia a Gherardo Colombo), ma anche siti ‘sospetti’ come società civile.it, manipulite.it, centomovimenti.it, associazioni come ‘Democrazia e Legalità’ di Elio Veltri, e decine di giornalisti italiani e stranieri, tra cui Eric Jozsef, corrispondente da Roma di Liberation, Giulietto Chiesa, ex corrispondente da Mosca della Stampa, e soprattutto i fondatori del mensile ‘Voce della Campania’, Andrea Cinquegrani e Rita Pennarola. Tutti sospettati di far parte di un ‘Network telematico di delegittimazione del Premier (Berlusconi, ndr) e della sua compagine governativa’. Un network che andava non solo monitorato ma addirittura ‘disarticolato’ con pesanti danni personali e professionali per le vittime”.

Scriveva di suo pugno Pio Pompa, nei dossier redatti per il capo Pollari: “Quanto al ruolo mediatico esercitato dalla ‘Voce della Campania’ esso risulterebbe caratterizzato dalle forti connessioni stabilite con ambienti dei cosiddetti ‘giuristi militanti’, dal rappresentare una delle principali componenti del complesso circuito telematico facente congiuntamente capo ai siti ‘Centomovimenti’ e ‘Manipulite.it’ che alimenta il processo di delegittimazione del premier”.

L’inchiesta che porta alla scoperta degli archivi segreti Sismi di via Nazionale, a Roma (dove sono custodite, appunto, quelle centinaia di dossier illegali), parte da Milano, ossia dal rapimento dell’imam Abu Omar del 2003 ad opera della Cia: seguendo quella pista che porta anche la firma degli 007 del Sismi, Pollari in primis e ben compresi una serie di personaggi poi finiti nel calderone delle inchieste Telecom (la Mancini-Tavaroli band), i pm meneghini Armando Spataro e Nicola Piacente, nel 2006, scoprono il mega archivio romano.

E’ da qui che inizia tutto l’iter del processo. Che si apre a Roma, poi viene spostato a Perugia, dal momento che tra i dossierati dei servizi figurano parecchi magistrati che lavorano alla procura capitolina. A Perugia l’inchiesta prende piede, pm Sergio Sottani, che acquisisce una mole di documenti comprovanti le attività illecite dei vertice Sismi, a danno di cittadini privati e non solo, facendo ricorso a danari pubblici, cioè i fondi messi a disposizione dai Servizi. Comincia l’incredibile ping pong: “le attività dei nostri assistiti – argomentano i legali di Pollari e Pompa – sono coperte dal segreto di stato, quindi loro non possono rivelare niente”. Controbattono pm e parti civili (si sono costituiti alcuni magistrati, come Libero Mancuso, politici come Veltri e Chiesa, giornalisti come Cinquegrani e Pennarola, tutti patrocinati dall’avvocato Francesco Paola): “sono stati utilizzati fondi pubblici per attività private di dossieraggio. Oltretutto illegali”. Comincia il balletto. Fra il tribunale di Perugia, la Cassazione e la Corte Costituzionale. E “veti” governativi: i muri di gomma che hanno alzato in modo trasversale tutti i governi, dalla destra berlusconiana alla sinistra (sic) renziana.

E così arriviamo ai giorni nostri. Dove il reato principale, quello di abuso d’ufficio, penalmente rilevante, cade per la taumaturgica prescrizione. Felici e contenti, lorsignori, gli 007 Pollari & Pompa: non hanno commesso alcun reato.

Unica consolazione. Le parti civili, i danneggiati dalle attività che comunque restano super illecite, e che hanno pesantemente condizionato le loro vite private e professionali, hanno ancora la strada aperta per il risarcimento dei danni subiti. Scrive Anna Morgantini: “Ora Libero Mancuso, insieme agli altri dossierati che si sono costituiti parte civile a Perugia, potrà chiedere di essere risarcito per i danni subiti ad opera di pezzi dello Stato”.

Del resto, il gup di Perugia, Andrea Claudianni, ha sempre ritenuto le attività degli uomini dei Servizi “del tutto estranee alle finalità istituzionali del Sismi e dunque nessun segreto di stato può essere più invocato per coprirle o giustificarle”, come sottolinea l’avvocato Francesco Paola. Che sottolinea: “il governo deve uscire dall’ambiguità: nulla a questo punto giustifica i silenzi e le omissioni sui dossieraggi di via Nazionale. Anzi. I silenzi dell’esecutivo e i molteplici conflitti di attribuzione sollevati da palazzo Chigi costituiscono esattamente quel tipo di condotte che la corte dei diritti di Strasburgo definisce di ‘ostruzione alla giustizia’”.

 

Nella foto di apertura, Nicolò Pollari.

 

Per approfondire:

Il link dell’articolo sul Fatto Quotidiano

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/17/dossieraggi-sismi-tribunale-di-perugia-non-luogo-a-procedere-per-pollari-e-pompa/2043320/

 

Le inchieste della Voce 

SERVIZI SEGRETI, LA DOPPIA “TRASPARENZA”

12 maggio 2015

https://www.lavocedellevoci.it/?p=1919

 

SERVIZI SEGRETI, E’ INCIUCIO CONTINUO ?

6 maggio 2015

https://www.lavocedellevoci.it/?p=1862

 

L’inchiesta originale di agosto 2007

inchiesta Voce agosto 2007

 

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