Renzi e il centrodestrismo

Rivela molto il Meeting di Comunione e Liberazione e per esempio la presenza di quinte colonne che provano a minare il percorso innovatore di papa Francesco. Un classico è la crociata di un prete dominicano che ha espulso gli operatori dell’informazione dalla sala dove ha tenuto un dibattito sulla sessualità e che nei giorni precedenti si era schierato bellicosamente contro il matrimonio tra omosessuali. Dal Meeting emerge anche con evidenza la curva a gomito imboccata dalla politica renziana, sempre più lontana dalla sinistra, sempre più vicina a una forma di partito moderato con forte recupero del modello democristiano annunciato dall’esodo della Di Girolamo dal Ncd con l’accusa di un’imminente aggregazione al centro sinistra. Comunione e Liberazione conferma il percorso in progress della strategia di Renzi, più in sintonia con l’imprenditoria che con il mondo del lavoro. Dal Meeting voci autorevoli disconoscono il passato di contiguità con il centro destra e gratificano Renzi, applauditissimo, con la storica frase che “da tempo il Pd non è più un partito non votabile” che, di là dal concetto involuto, vuol dire “possiamo sostenere il centro sinistra”. Un attestato indiretto della svolta Cl è tra l’altro il mancato invito a Formigoni e Lupi, storici protagonisti del meeting. La marcia involutiva di Renzi trova la strada spianata anche per la fragilità della minoranza interna del Pd, divisa e incerta, comunque incapace di fermare il destrocentrismo del segretario nazionale. Incrementa il sospetto sulla tendenza sempre più marcata di Renzi a corteggiare il mondo dei moderati anche la dichiarazione di gradimento per il governo e il suo presidente rilasciata da Brugnaro, sindaco di Venezia. Ma da che pulpito arriva? Il primo cittadino della città lagunare ha sottratto alle scuole i libri che trattano il tema della sessualità, ha boicottato la mostra fotografica del grande Berengo Gardin sulle mega navi da crociera che entrano nei canali veneziani, non nasconde l’ostilità verso i comunisti e gli intellettuali, bacchetta il sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni che propone di limitare l’invasione dei turisti nella città e le riserva una non proprio elegante accusa di non essere mai stata in miniera (come se i minatori fossero abilitati a disquisire sul destino turistico di Venezia) e (sic) di essere titolare di un doppio cognome. Brugnaro in un’intervista a Repubblica tiene a precisare di non essere comunista (ma chi mai lo avrebbe sospettato?) ma di tifare per Renzi e di intrattenere pessimi rapporti con la “gentaglia” dei sottosegretari.

 

Nella foto Matteo Renzi

 

 

La “strana” assenza del sindaco di Roma

Chi ama la coerenza si aspetta dal sindaco di Roma Ignazio Marino che dagli Stati Uniti, dov’è in vacanza mentre Roma vive una delle pagine più drammatiche della sua lunga storia, arrivi la notizia di dimissioni per agevolare il processo di risanamento della città. La richiesta di lasciare appartiene innanzitutto alle opposizioni, Lega e Movimento 5 Stelle in testa, ma in presenza di un comportamento a dir poco superficiale del sindaco, lontano dalla città che amministra mentre scoppia con sempre maggior fragore il caso di “Roma Capitale” e il consiglio dei ministri lo affronta collegialmente alla ricerca di interventi risanatori, diventa inevitabile che anche il Pd, nella persona di Gennaro Migliore, censuri l’assenza. Una motivazione-alibi potrebbe essere perciò la scelta di Marino di rimanere lontano dal Campidoglio per meditare sulla decisione di dimettersi, anche nella prospettiva del Giubileo, evento epocale.

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