Onorevole, sarà lei

Se si concentra l’attenzione sull’interagire di giornalisti e politici, a tu per tu in talk show e nei giornali radio, nei Tg, si può monitorare facilmente la frequenza, senza eccezioni, del suggestivo aggettivo “onorevole”, con cui i giornalisti si rivolgono a deputati e senatori. Neppure una volta chi ne è stato destinatario ha corretto l’intervistatore e ricordato che si tratta di un titolo usurpato, perché abrogato dal fascismo un secolo fa e perché anche da un’angolazione etica risulta improbo attribuirlo ai personaggi che in questa stagione dei corrotti animano il parlamento italiano. Nessuna meraviglia, ma con l’eccezione per l’incoerenza grillina. Gli eletti 5Stelle, in via di proclamazione del loro modo di concepire il ruolo istituzionale di deputati e senatori, contestarono uno dopo l’altro e più di una volta l’usurpazione del titolo di onorevole e imposero a tutti di chiamarli “cittadini” (nostalgia canaglia per la rivoluzione francese?). E’ durato un niente l’impegno e il mondo dell’informazione ha proseguito imperterrito nella deferenza (!) per gli eletti in parlamento. Nessuna sorpresa, che i politici storici tendano a conservare i privilegi (ammesso che “onorevole” lo sia), perché scontato. Purtroppo è venuta meno anche la dichiarazione d’intenti dei grillini (Di Maio, compagni e compagne), che accettano imperterriti l’attributo, omologandosi al resto della truppa senza pretendere, come promesso, di essere chiamati “cittadini”.

C’è ora la proposta di legge della cittadina Lombardi, pentastellata (citata da Messina in un suo “bonsai”) per far sparire il titolo di onorevole e punire con ammende salate ogni trasgressione: ne informi quanti del suo movimento continuano ad accettarlo e ad ignorare che in ogni Paese evoluto e civile del mondo i parlamentari sono il signor Smith, la signora Elisabeth… L’iniziativa, per cui tifare, arriva comunque con un paio di anni di ritardo, quanti ne sono trascorsi dalle prime dichiarazioni dei “cittadini” cinquestelle.

 

nella foto, Di Maio con Lilli Gruber

 

 

Israeliana doc

Anni settanta: Fiamma Nirenstein era fra i tanti eccellenti redattori di Paese Sera, quotidiano del Pci e scuola di giornalismo a cui, dopo la chiusura, avrebbero attinto le più prestigiose testate italiane. Che fosse ebrea non ci era noto e anche essendone a conoscenza non sarebbe cambiato il sentimento di reciproca stima. Con l’esodo forzato da Paese Sera, ciascuno ha imboccato il proprio percorso professionale e quasi tutti nel mondo dei media di sinistra. Fiamma si è rivolta altrove ed eletta con la destra (Popolo delle Libertà) ha scritto tra l’altro per Il Giornale e ha ricoperto l’incarico di vicepresidente della Commissione Affari Esteri. Quattro anni fa è stata inserita nell’ “albo” dei cinquanta ebrei più influenti del mondo. Nominata da Netanyahu ambasciatrice di Israele per l’Italia, tenace antisemita, la Nirenstein prenderà la cittadinanza israeliana. Decisa e determinata la sua posizione: in riferimento a un attacco nella striscia di Gaza lo definì autodifesa per la sopravvivenza dello Stato ebraico. Netanyahu si dice sicuro della scelta e convinto che la nuova ambasciatrice saprà gestire al meglio il rapporto con l’Italia, ma con quale posizione nei confronti della pacificazione arabo-israeliana?

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