LE MORTI SILENZIOSE ALL’ISOCHIMICA. PARTE IL PROCESSO SULL’AMIANTO KILLER ?

Non solo Eternit e Pirelli, con le morti da lavoro, i processi stop and go, lutti e sofferenze che riemergono. Torna anche il caso dell’Isochimica di Avellino, un tempo – fine anni ’80 – “polo” per la “scoibentazione delle carrozze ferroviarie. C’è una quarta vittima, solo quest’anno, l’appena cinquantaduenne Salvatore Altiero, un ragazzo ai tempi delle “bonifiche” (sic) di Rione Ferrovia, oggi ribattezzato “il borgo della morte”: una morte, quella di Salvatore, caduta nel più totale silenzio dei media.

Ma dopo altri silenzi & complicità, ora qualcosa si muove. Potrebbe partire – udite udite – entro fine anno il processo a carico di 29 imputati, in seguito all’inchiesta coordinata dal procuratore capo di Avellino Rosario Cantelmo che ha radiografato una situazione da incubo: davanti all’ex impianto vennero interrati quasi 2 milioni e 300 mila chili di amianto, una bomba ecologica senza fine. Il gup, Fabrizio Ciccone, a ottobre, dovrà pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio a carico, tra gli altri, del patròn Isochimica, Elio Graziano, di ex dirigenti delle Ferrovie, nonché di due ex sindaci del capoluogo irpino, Giuseppe Galasso e Paolo Foti. Pesantissimi i capi d’accusa: disastro ambientale, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso in atto pubblico, omissione di atti d’ufficio.

E tremendi i numeri di quell’azienda killer. 333 dipendenti e 237 ammalati (fino ad oggi), 20 i decessi. Con una prospettiva mannaia: il picco dei casi, secondo gli esperti, si registra dopo 20-25 anni. Un domani, quindi, che più nero non si può, soprattutto tenuto conto del fatto che tutti gli operai (“il 100 per cento”) risultano contaminati. “Con evidenti rischi anche per i familiari – racconta un ex dipendente – visto che allora lavoravamo senza tute di protezione, per cui i i nostri indumenti pieni di amianto venivano lavati in casa”. Nella più totale inconsapevolezza dei rischi mortali.

Ma agli operai che già allora si lamentavano, così rispondeva padròn Graziano: “L’amianto? Fa più male la Coca Cola”.

Stessa risposta che subivano le maestranze Pirelli anni ’80: “norme di sicurezza? Pensate a lavorare”.

La Voce, in quegli anni ’80, ha più volte raccontato gli affari targati Graziano. Non solo Isochimica, o Avellino Calcio (di cui è stato per anni presidente), ma anche Idaff, l’azienda che produceva lenzuoline di carta, sempre per le generose Ferrovie dello Stato, allora capitanate da Ludovico Ligato, ucciso per mano di ‘ndrangheta. Reportage firmati da Enrico Fierro, che proprio a metà ’80 aveva cominciato il suo percorso giornalistico alla Voce. Stessi copioni di morte nella Terra dei Fuochi, con decessi continui e picchi previsti fra parecchi anni, tenuti presenti i “periodi di latenza”: e una bonifica che non arriva. “Ma attesa dai clan, pronti a banchettare sugli appalti”, raccontano in zona.

Del resto, anche ad Avellino una bonifica di quelle aree è teoricamente prevista: ma fa già paura. “Il grande rischio – fanno notare alcuni tecnici – è che il vento possa trasportare in un’area più vasta le fibre di amianto”. Quelle “farfalline blu” che tormentano le notti di tanti abitanti…

 

 

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