LA MEZZA ITALIA DIMENTICATA

La statistica? Arabo per me, in quanto ostica scienza della cognizione sociale, ma prezioso strumento se aiuta a definire questioni a lungo intuite, ma imperfette in mancanza di conferme degli specialisti. Non conservo il ricordo delle occasioni in cui ho denunciato la progressiva, letale scomparsa della questione meridionale dalle agende di governi, sindacati e media. Decine, purtroppo senza esito. Se mi ostino a riprenderla lo devo alla statistica. Lo Svimez ammonisce l’Italia e le addebita eterne inadempienze nel tenere sotto controllo l’ampliarsi tra Nord e Sud della forbice che indica il livello della qualità della vita. Decenni addietro, governi e sindacati, per ottenere consenso e via libera alle legislature, anteponevano a ogni altro punto della programmazione il tema del Sud. Anno dopo anno, l’attenzione su questo decisivo impegno per una sana crescita dell’intero Paese è precipitata nelle ultime note dei programmi economici e sociali, fino a scomparire del tutto. Qualche dato, spero impressionante, disegna il quadro del disastro meridionale: gli occupati nel mezzogiorno sono il 33% contro il 53 del centro-nord. Il prodotto interno, spia della salute economica, è cresciuto nel Sud la metà di quanto è salito nella derelitta Grecia e il circa sessanta per cento dei meridionali guadagnano in un anno dodicimila euro contro i 28,5 del centro-nord. Per farla breve, l’Italia è con drammatica evidenza il Paese di storiche e irrisolte diseguaglianze che leghisti e antimeridionalisti di ogni specie auspicano nell’indifferenza generale per tenere ai margini metà della comunità nazionale.

 

 

C’è sempre l’altra faccia della medaglia

Succede a Napoli che un imprenditore, lo riporta il quotidiano Il Mattino con un intrigante resoconto, sia pronto ad assumere dieci lavoratori, per impiegarli in settori della gelateria e della pasticceria: l’offerta prevede due mesi di contratto nazionale a tempo determinato, in prova, e la prospettiva del tempo indeterminato. Paga iniziale di 800 euro.

Succede che all’inserzione per le assunzioni rispondono in tanti ma al redde rationem dell’avviamento al lavoro si dileguano tutti, “atterriti” dall’idea di dover rinunciare alle vacanze estive. Purtroppo, non c’è neppure da infierire sui giovani che hanno rinunciato per non perdere un’estate di vacanze: il loro incomprensibile “no” è frutto di modelli sociali che hanno privato i giovani della concretezza nella gestione del futuro: “Ai nostri tempi”, dice chi ha i capelli grigi, “il lavoro era una priorità imprescindibile, da perseguire e ottenere in ogni modo”.

 

 

E bravo Mazzarella

A Napoli, tra molte eccellenze, anche la capacità previsionale di uno scienziato del tempo, il meteorologo Mazzarrella, responsabile di una stazione universitaria che fornisce con apprezzabile anticipo il futuro del clima. Agosto bollente, aveva pronosticato, e tutti gli esperti confermano in questi giorni la ferale notizia. Colpa del malefico “Acheronte”, anticiclone che sovrasterà l’intero Paese. Da lunedì nuove ondate di caldo torrido, alimentate al Sud dal terribile ghibli sahariano. Afa in vista da martedì e fino alla fine della settimana. Non dispiace agli operatori delle estati vacanziere: sole che invita a bagnarsi in mare, stabilimenti che espongono il tutto esaurito, incrementi di presenze del 30% rispetto al 2014. A gonfie vele Campania e Sicilia, in aumento le presenze di russi e cinesi, americani, inglesi e tedeschi.

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