Caos fiscale – Ancora dirigenti senza concorso pubblico

Il governo, per bocca dell’ex sottosegretario del Governo Monti, Vieri Ceriani, attuale consigliere del ministro dell’Economia Padoan, allergico alle regole ed alle scelte dei dirigenti delle agenzie fiscali con pubblici concorsi,  reitera i gravissimi errori che hanno prodotto il caos fiscale e la nullità di migliaia di cartelle esattoriali firmate da dirigenti illegittimi, con la nota sentenza della Corte Costituzionale, che ha decapitato circa un migliaio di dirigenti.

“Non è ottimale, anzi è foriero di incertezze operative, dover attendere l’attuazione dei concorsi” per i dirigenti, il problema dell’immediata operatività delle agenzie fiscali “resta”. Lo ha sottolineato Vieri Ceriani nel corso di un seminario sui decreti attuativi della delega fiscale in Commissione Finanze della Camera. Secondo Ceriani, “occorre porsi subito un problema di operatività delle Agenzie”.

Subito dopo l’evocazione di Vieri Ceriani, il Governo ha presentato un emendamento alla Commissione Bilancio del Senato, il cui testo dà agli attuali dirigenti con interim su altri uffici la possibilità di conferire deleghe a funzionari di terza area che abbiamo almeno 5 anni di esperienza, “individuati mediante procedura selettiva, tenendo conto della specificità della preparazione, dell’esperienza professionale e delle capacità richieste dalla specifica tipologia di compiti, nonché dalla complessità gestionale e della rilevanza funzionale e organizzativa degli uffici interessati”. Il numero dei delegati non può superare quello dei posti messi a concorso, compresi quelli già banditi e non annullati che, si legge nella relazione tecnica, si ipotizza siano 578 posizioni. Le Agenzie, è sempre previsto dal testo, potranno annullare i concorsi per dirigenti banditi ma non ancora conclusi, e indire nuovi concorsi per soli esami per un numero di posti corrispondente, destinandone il 30% ai dipendenti. A chi accederà a queste posizioni organizzative transitorie verrà corrisposta una indennità (pari all’85% del costo delle posizioni attualmente scoperte, attualmente l’indennità di funzione per i dirigenti è di 26mila euro), mentre non spetteranno straordinari e le altre voci del trattamento accessorio, esclusa l’indennità di agenzia”.

Errare è umano, perseverare, oltre ad essere diabolico, espone la norma, qualora fosse approvata, al rischio di nullità, caos fiscale,  paralisi degli accertamenti, allentamento della lotta all’evasione  fiscale, alla stessa stregua di norme approvate dai governi precedenti annullati dalla Corte Costituzionale con la Sentenza 37/2015.

Dopo aver cercato di dissuadere dai sacrosanti ricorsi, lo stesso  direttore dell’Agenzia, Rossella Orlandi è stata costretta ad ammettere che in alcuni casi il caos è letteralmente ingestibile, come ad  esempio in Lombardia, con solo quattro dirigenti in servizio, un direttore generale e tre sottoposti, con un malessere generalizzato, in tutto il Paese, dove stanno esplodendo le richieste di accesso agli atti, per verificare coi propri occhi le firme sugli atti, con l’obiettivo di farsi annullare gli atti sottoscritti dai dirigenti decaduti dopo la sentenza della Corte costituzionale. Perché se chi ha firmato non è un dirigente assunto per concorso come vuole la legge, ma un funzionario “incaricato di funzioni dirigenziali”, l’atto decade immediatamente.

La sanzione dell’inesistenza, che poteva essere invocata, è giustamente  attivata da decine di migliaia di cittadini vessati e perseguitati da un fisco rapace e vessatorio, che si nutre di arroganza ed illegalità manifesta. Tutti contribuenti che stanno ottenendo in giudizio l’ annullamento delle cartelle esattoriali partite al termine di accertamenti firmati appunto da quei dirigenti dichiarati “illegittimi”.

Governo, ministero dell’Economia ed Agenzia Entrate, dovrebbero smetterla di trattare i contribuenti come sudditi, derogando dai sacrosanti diritti fissati dallo ‘Statuto dei diritti del contribuente’ ridotto a carta straccia, rinunciando alla “sanatoria della sanatoria”, visto che la sentenza della Consulta è andata proprio a smantellare una precedente sanatoria.

Un governo che ripudia i pubblici concorsi, che sarebbero un intralcio ad un agire dilettantesco, frettoloso e di dubbia legittimità, sostituendoli con scelte spesso clientelari nel delicato settore della pubblica amministrazione, espone le sue azzardate azioni ad ulteriori ipotesi di costituzionalità, che potrebbero essere attivate sia dai dirigenti esclusi che da sindacati ed associazioni di consumatori.

Nella foto, il ministro Padoan con Rossella Orlandi.

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