TARI’ / SE LA CITTA’ DELL’ORO DIVENTA DI PIOMBO

Una città dell’oro, fino ad un mese fa luccicante, si fa di piombo. E un fiore all’occhiello nelle terre dei clan, improvvisamente appassisce. Succede al Tarì di Marcianise, dove ora è guerra ‘fratricida’. Come si spiega un simile ribaltone? Eppure nemmeno un mese fa erano rose, fiori e grandi programmi per il futuro.

Ecco dal reportage di “Mezzogiorno economia”, supplemento del Corriere del Mezzogiorno (a sua volta appendice campana del Corsera) del 25 maggio. “Una spinta forte verso l’internazionalizzazione, la creazione di nuove sinergie, il potenziamento del laboratorio di design. Il Tarì è lanciatissimo verso il futuro. In un mercato alla ricerca di nuove coordinate e nuovi bacini di utenza, la cittadella orafa di Marcianise si pone secondo strategie nuove e non convenzionali”.

Protagonista al prestigioso salone specializzato di Mondo Prezioso, poi alla fiera di Dubai, quindi a Vicenza Oro, in attesa di Las Vegas e di avviare la produzione dei gioielli per il Giubileo, il Tarì pensa non solo ai buyers internazionali e ai mercati, ma anche alla formazione. Ecco le trombe del Corsera: “qui si dà ai giovani appena usciti dai corsi di formazione l’opportunità di entrare nel mondo del lavoro, di confrontarsi con aziende che chiedono la loro opera. Con la propria partita Iva producono e guadagnano e sono molto apprezzati. Credo sia un bel modello da proporre”. Parola di Maurizio Scoppa, da un anno al timone del Tarì come amministratore delegato.

Quei fiori, però, in pochi giorni appassiscono. E arrivano i cannoni. 25 giugno, un mese dopo. Siamo sempre al Corriere del Mezzogiorno, e la stessa giornalista, Anna Paola Merone, interviene sulla “profonda crisi delle ultime settimane” (ma come?) e intervista il medesimo amministratore Scoppa, che si è appena dimesso, insieme a tutto il cda. “Si avvicinava la data dell’assemblea per l’approvazione del bilancio e il clima era sempre più teso, ma non per motivi oggettivi”. E precisa: “I conti sono certificati, non c’è nessuna anomalia e meno che mai si può sospettare di una situazione fallimentare. Evidentemente ci sono motivi di natura personale che emergono, una lotta che potremmo definire fratricida”. E nell’articolo spuntano, invece dei ciclamini, “profondi disequilibri”, “clima di pesante incertezza”, addirittura “una capillare attività di preventiva contestazione”, e perfino un’aria da “golpe”.

Come si passa dall’estate all’inverno in qualche settimana? Dalle democrazie scandinave al Cile di Pinochet? Forse è bene fare qualche piccolo passo indietro per entrare nei misteri del “miracolo” chiamato Tarì. Dove negli ultimi tempi, a quanto pare, il business veniva assicurato soprattutto grazie ai “Compro Oro”, la bellezza di 12, disseminati lungo il suo itinerario commerciale.

Il punto cruciale, comunque, parte da un’inchiesta della magistratura che ha investito in pieno il “Polo delle Qualità”, costola strategica di quel “Polo delle Eccellenze” creato a partire proprio dal Tarì, con l’altra appendice di “Oromare”. Incroci societari, nomi in comune, e soprattutto una serie di compravendite di terreni che hanno fatto la fortuna di alcuni soci, destando i malumori di altri, aprendo conflitti insanabili e suscitando l’interesse, appunto, degli inquirenti.

Al centro degli affari a molti zeri (per alcuni) e che hanno comunque prodotto un bel buco nelle casse del Polo delle Qualità finito in crac (con un rosso da 120 milioni di euro), alcune sigle: Mercatile Leasing in primis, poi altre società di contorno, la orientaleggiante Fnuyo e la solidaristica Spess. Racconta un imprenditore che da anni opera nell’area di Marcianise: “Mercatile faceva da intermediaria per la compravendita di terreni con il Polo delle Qualità. E ha fatto anche delle operazioni con il Tarì per vendere alcuni moduli”. Operazioni che – viene spiegato – “hanno fatto storcere il naso ad alcuni soci, visto che in nessuno dei casi il cda del Tarì ha fatto valere il suo diritto di prelazione. Così non pochi hanno fatto un colpaccio da centinaia di migliaia di euro nel giro di qualche settimana, plusvalenze da capogiro”. Un pesce d’aprile, secondo parecchi: visto che presidente del Polo – e vicepresidente del Tarì – era Gennaro Aprile, storico imprenditore del settore, al centro del ginepraio di sigle. E al Tarì, negli anni scorsi, sono arrivati pingui fondi della generosa Regione Campania guidata da Stefano Caldoro, soprattutto per la partecipazione a fiere e kermesse.

Ma quale era stata l’ultima scommessa di marca Tarì per lanciarsi sui mercati? L’idea vincente per allontanare ombre e sospetti? Un uomo forte al vertice. Una guida sicura al timone. Ossia l’ex generale dei carabinieri Maurizio Scoppa, per anni al comando della Benemerita in Campania. Grande esperto, Scoppa, soprattutto di sanità: un fratello alla guida di un importante centro di radiologia nell’area nord di Napoli, a Marano (e consuocero della famiglia Nuvoletta); poi lui – fresco pensionato – commissario straordinario della più importante azienda sanitaria del sud, la Asl Napoli 1 (che controlla il Cardarelli). Quindi alla Regione per risanare gli sforacchiati conti sanitari.

Al Tarì, però, gli scogli più duri: non è tutto oro quel che riluce…

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