LUCI, CRIMINI & FOLLIE. DA BERGOGLIO A LADY OBAMA, VIA CHARLESTON E JULIN

Un mondo in 24 ore. Le facce del nostro universo nello spazio d’un mattino. Dalla Laudato Si’ di Bergoglio a Michelle Obama formato Expo. Mentre impazza un Charleston e, dalla Cina, preparano le braci per un arrosto alla francescana. Storie di un mondo spaccato, diviso ormai a metà, tra chi cerca disperatamente di salvarlo e chi prova ad inghiottirlo fino all’ultimo boccone.

Si parte con le stars and stripes dances, quasi sull’onda dell’epico Full Metal Jacket della sera prima, per le antenne di Iris. Ecco il sergente dei rambo marines Hartman imbracciare il fucile e far fuoco contro contro i fedeli radunati in una chiesa. Mattanza nera, nove corpi che saltano per aria e senti l’urlo di Lee Ermey, quei comandamenti di morte, i suoi occhi che ti inceneriscono. South Carolina, Stanley Kubrick doc ’87. South Carolina, Charleston, oggi, un ventunenne fa pulizia etnica: a quanto pare in camicia bianca, senza ‘ruspante’ maglietta.

Milano, Italia. Paciosa, serena, multicolor nel suo sgargiante vestitino, lady Michelle Obama sorride a tutto Expo, piroettando da un padiglione all’altro. Per lanciare il verbo del fitness, della dieta giusta, del cibo sano, perchè ci sono troppi obesi a cominciare dagli States, dove i children and boys scoppiano di salute e chips. Stili sani, non mangiate troppo, ragazzi, fate footing, ginnastiche di tutti i tipi, dimagrite. Scodinzolante, le tiene dietro lady Renzi in pink, abbronzata stile presidenziale Usa, per ammaestrare folle di scolari. Problemi di abbondanza, di troppo cibo, una vera tragedia, riflette lady Obama. Quindi un blitz per ammirare le guglie della Madunina. Poi, per sollevare il morale delle sue truppe, eccola alla base Usa di Vicenza: un fumante barbecue, odori di carni al sangue. Per una “tartare di migrante” – neo variante della dieta mediterranea – c’è sempre tempo…

Passiamo ad un altro pianeta. Ed eccoci alle prime anticipazioni della “Laudato Si’” di papa Francesco che hanno già mandato in fibrillazione ambienti economici che contano (i soldi), a cominciare da Wall street. Punta l’indice, Bergoglio, contro quei vampiri, le banche, contro il furto delle risorse comuni. Ma vola ancora più alto, Francesco. Cosa significa – si chiede – il comandamento non uccidere quanto il 20 per cento della popolazione mondiale consuma risorse in misura tale da rubare alle nazioni povere e alle future generazioni? Senza giustizia – aggiunge – “è impossibile ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri”.

Poi, lo ‘scandaloso’ tema della decrescita. “Se in alcuni casi – afferma – lo sviluppo sostenibile comporterà nuove modalità per crescere, in altri casi, di fronte alla crescita avida e irresponsabile prodotta per decenni, occorre anche pensare a rallentare un po’ il passo, a porre dei limiti e a ritornare anche indietro prima che sia troppo tardi”. Per bilanciare un destino di diseguali: “decrescita in alcune parti procurando risorse perchè si possa crescere in altre parti del mondo”.

E ancora. “E’ insostenibile il comportamento di coloro che consumano e distruggono sempre di più, mentre altri non riescono a vivere in conformità della propria dignità umana”. Capito Michelle?

Poi, tanto per far intendere ad ambientalisti e solidali di turno, e agli imprenditori che si danno una tinteggiata di green: “Il discorso della crescita sostenibile diventa spesso un diversivo e un mezzo di giustificazione che assorbe i valori del discorso ecologista all’interno di logiche finanziarie e tecnocratiche. E la responsabilità sociale delle aziende si riduce ad azione di marketing e di immagine”.

Una sfida, quella lanciata da papa Francesco con la sua Laudato Si’ (attento ai caffè della mattina, Luciani docet), a chi uccide, sfrutta, affama, distrugge terre e vite. Fa affari sul dolore degli altri, degli ultimi. Una sfida ai moloch, ai potenti della terra. Agli Usa e alla Cina in primis.

E dall’ex paese delle utopie ’68, l’una volta rossa di Mao, ecco l’appuntamento “francescano” che si ripete da anni e va in scena domenica 21 giugno. Julin, la sagra dell’orrore di stato, la festosa mattanza di diecimila, 10 mila, tra cani e gatti, serviti sulle tavole degli occhi a mandorla, per deliziarne i palati. Qualche sera fa, via tg, poche immagini di occhi persi di creature innocenti portate al massacro. Sguardi che non puoi dimenticare, occhi che ti fisseranno per sempre. Quelli di “Amores Perros”, uno dei capolavori di Inarritu, quei combattimenti tra cani voluti dagli uomini, da chi fa affari sulle carni sventrate, trafficate e vendute. E torna in scena Lee Ermey, stavolta in un altro cult dell’horror, “Non aprite quella porta”: ricordate quelle scene di “pezzi di carne che servono per fare una grigliata all’aperto?”, come viene descritto dal Morandini, il dizionario dei film? Quello stordente e ossessivo rumore di sega elettrica tagliacarni? Siamo a Julin, 21 giugno 2015. Con una Stato a organizzare il banchetto.

I nuovi padroni del mondo, in arrivo dalla Cina. A portare liquidità e “libertà”. A bordo di vagoni insanguinati. C’è un tribunale, all’Aja, che si occupa di crimini contro l’umanità. Non sarebbe il caso di dar vita a una maxi sezione per i crimini contro altre migliaia di vite innocenti spezzate?

A casa (e cosa) nostra, traffici, combattimenti, scommesse, torture. E anche soldi per lucrare sulle reti di canili e centri taroccati. Altri affari, e solidarietà super pelose.

Cani e gatti, fino a prova contraria, non rubano, non corrompono. Non pagano né riscuotono tangenti. Non vincono appalti fuorilegge. Non evadono il fisco. Non fanno impuniti sentenze controlegge. Non ammazzano senza subirne conseguenze in sala operatoria. Non praticano la vivisezione di “umani”. Non si fanno eleggere con i voti della mafie in alcun parlamento, consiglio comunale o regionale. Possono guardare, sereni, in faccia un uomo. Il quale, forse, può ricambiare lo sguardo solo con un forte, fortissimo senso di colpa.

 

 

P.S. Fuor di tema, ma nelle stesse ventiquattr’ore. Follie da Colosseo. O da Circo Massimo. Ecco il nuovo “Nerone Marino”, variante atipica del mesozoico evocato dal Crozza versione sindaco De Luca, l’uomo che portò per primo la penicillina a Salerno, invasa da cadaveri a tutti gli angoli di strada.

Con un balzo nella capitale, siamo in un giorno di ordinaria follia, un qualunque giovedì 18 giugno, per ascoltare il Verbo di Vate Ignazio. Lascio? No, raddoppio. Arrivo fino all’anno prossimo, mi ricandido, rivinco e rigoverno. Fino al 2023. Siamo su Scherzi a parte? No, nel Circo Orfini made in Roma, succursale renziana del Maximo (e per restare in tema, il super sindaco ha appena visitato il Maxi).

Poi, il commento scientifico, la diagnosi sulla crisi, la voce del luminare (in attesa di un Terna al lotto per dargli qualche chiarore in più). E’ il chirurgo che gli States ci invidiano, che Pittsburgh rimpiange, che Stoccolma attende per parlare “a cuore aperto”. “I risultati si commentano dopo l’operazione – dice levando lo sguardo, davanti ad una folla di cronisti ‘a bocca aperta’ – E soprattutto quando dopo la rianimazione si torna a casa”. Gesù, fate luce. Fate pulizia. E se trovate un minutino, chiamate il 113.

Un’ambulanza, caso mai, a due piazze, da dividere con l’ex sindaco di Trieste Riccardo Illy che nel salottino di Lilly Gruber pontifica: “non basta denunciare, ma bisogna anche proporre delle soluzioni. E per questo il papa non brilla”. Aiuto…

 

Nel fotomontaggio di apertura, Papa Bergoglio e, a sinistra Michelle Obama

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