IN TRE MINUTI

Riposo d’oro

Scagli per primo una pietra chi mentalmente non ha suggerito a Silvio Berlusconi di farsi da parte e godersi le ricchezze accumulate, fino a diventare uno tra i più ricchi cittadini del Bel Paese. Dinanzi alla decisione di lasciare la leadership di Forza Italia e della nuova compagine in via di gestazione, gli si spalancano le porte di una vecchiaia colma di piaceri, garantiti da una posizione defilata nei confronti della politica, del calcio (Milan in via di cessione) e di parte degli interessi economici (leggi Mediolanum). La colossale differenza tra l’autopensionato nababbo qual è e la stragrande maggioranza di pensionati “normali”, è la possibilità illimitata di godersi quanto gli rimane da vivere (gli auguriamo fino a cento anni e oltre) in qualunque luogo del mondo, in dolce compagnia di una giovane e bella fidanzata, con un finalmente fedele amico, il simpatico cagnetto dudu, nel lusso senza limiti. In due parole: si ritiri a vita privata e e si auguri che sia esente da complicazioni giudiziarie.

 

Attentatore mago, con dono dell’ubiquità

Schermata 2015-05-23 alle 13.32.30Il giallo, per definizione colore dei thriller, si addice alla vicenda che ha portato all’arresto di Abdelmajid Touil, annunciato con enfasi ministeriale dal titolare degli Interni Alfano. Era fondato il sospetto che fosse prematura e imprevidente la sua euforia autoelogiativa e frettolosa la definizione scelta da Renzi per lodare le forze dell’ordine (“i nostri eroi”) protagoniste dell’arresto. Di getto, cioè senza la necessaria ponderazione, Alfano si era lasciato andare a giudizi lapidari sul ruolo di Touil nell’assalto al museo tunisino del Bardo, con l’accusa di mandante, fiancheggiatore e autore del massacro fornita da Tunisi. Secondo questa versione il giovane marocchino avrebbe partecipato all’attentato e sarebbe rientrato in Italia. Come, se era sprovvisto dei documenti per l’espatrio? E peggio, se destinatario di un precetto di espulsione all’arrivo in Italia, su un barcone di migranti, come mai non lo ha rispettato e chi ha la responsabilità per non essersi accertato della trasgressione che ha consentito la permanenza in Italia, la frequenza regolare a scuola? Di più, c’è la testimonianza dei docenti che gli crea un alibi incontestabile: il giorno della strage Touil era in aula e anche nei giorni precedenti all’attentato. Allora il sospetto è che le autorità italiane con leggerezza abbiano ritenuto attendibile la tesi di Tunisi sulla presenza del marocchino nel commando che assalì il Bardo. Sarà convalidato l’arresto? Tornerà libero Touil? Alfano e Renzi dovranno innestare la marcia indietro? E’ in corso la scrittura di un’altra pagina di cronaca all’italiana.

 

In memoria non c’è il Sud

Renzi mette in fila le cose fatte e “non fatte in vent’anni” e sottolinea l’elenco con orgoglio patriottistico e di bandiera, ma per ovvie ragioni omette difetti e limiti delle realizzazioni contestate in larga misura dall’ opposizione preconcetta, di parte e, per una quota condivisibile, da chi le critica per omissioni, conseguenze inaccettabili e cedimenti a principi moderati. Incomprensibile, questo è certo, è la mancata priorità per interventi di compensazione tra livelli economici e sociali di Nord e Sud. Su Napoli e il Mezzogiorno il pesante silenzio del governo perpetua il disinteresse ultradecennale che ha oscurato le emergenze antiche e recenti di mezza Italia. Al sud è poca cosa l’industria e quella che c’è subisce i colpi della fuga di grandi insediamenti, di migliaia di lavoratori espulsi dai cicli produttivi, del pauroso record di giovani disoccupati, del degrado sociale che apre ampi spazi alle cosche mafiose. La replica di Del Rio convince poco: cita Bagnoli come simbolo di un’area che rinasce ma deve raccontarlo a chi contesta il totale immobilismo progettuale per quel territorio, a quasi quarant’anni dalla chiusura dell’Italsider e parla di Taranto, dove si continua a morire per responsabilità dell’acciaieria. Posizioni del genere confermano innanzitutto sottovalutazione della questione meridionale e assenza di volontà progettuale di grande respiro, confermata da una mancata, specifica delega per il Sud a uno dei componenti di governo.

 

Un voto sofferto

E’ da un bel po’ che parte della sinistra vota Pd e dintorni per quel mortificante “e chi se no?” su cui fa conto il Nazareno per battere Forza Italia e compagni. Con la timidezza dei giusti, le riflessioni sul voto degli elettori di sinistra scandagliano inizialmente, senza pregiudizi, possibilità alternative al renzismo e approdano per lo più sulla sponda di Sinistra e Libertà che ritengono scelta prossima ai valori di giustizia sociale, onestà e solidarietà di fatto con i drammi della povertà, della mancanza di lavoro. In molti, mai abbastanza, rendono conseguenti le analisi di geopolitica con le scelte di voto e premiano Sel ma, pur consapevoli di aver portato un contributo intelligente alla presenza della sinistra nel panorama politico dell’Italia, vivono l’esito del voto con frustrazione, per aver partecipato con una decisione sofferta a tenere in vita l’idea di democrazia avanzata ma senza ricadute concrete su programmi di governo e significative trasformazioni sociali. Sembra tornato, con segno opposto, il tempo dello strapotere democristiano, quando masse imponenti di italiani votavano DC turandosi il naso. Sembra che Renzi riproponga questo indigesto rito elettorale e inviti a votare, almeno in una delle regioni in lizza, stringendo il naso tra pollice e indice.

 

Nella foto di apertura, il “pensionato d’oro” Silvio Berlusconi con l’amato Dudù.

In basso, Angelino Alfano

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