LE METROCRICCHE DA ROMA A NAPOLI

Perchè la magistratura napoletana non ha mai pensato bene di vederci chiaro in un’opera come la metropolitana di Napoli che puzza di corruzione e non solo lontano un miglio? Viste le molteplici denunce di ambientalisti e qualche mezzo d’informazione come la Voce, primo articolo nel 1986? Visto che i mattonari sono praticamente gli stessi, all’opera c’ è la stessa “Metrocricca”? Visto che proprio l’affare metrò fu una delle primizie della Tangentopoli napoletana?

Eurotunnel 100, MetroRoma 140, MetroNapoli 300. Non siamo al Bingo ma poco ci manca nella super lotteria per chi effettua i lavori pubblici nel Belpaese, con la crema dei mattonari impegnati a sventrare i cuori cittadini, spesso e volentieri massacrando ambiente & storia; ma rastrellando profitti vertiginosi, casa mai utili per allietare le grame vite di politici & faccendieri.

Nei giorni scorsi sono rimbalzate cifre da capogiro a proposito dei mega appalti romani per il metrò, finiti nel mirino delle magistrature (due inchieste penali, Firenze e Roma, ed una contabile). In un servizio di Repubblica, “Il sistema Incalza e la Metro C”, vengono dettagliate cifre, imprese, errori, descritta un’autentica giungla creata apposta per far crescere i costi a pro dei mattonari. Risponde il presidente di Metro C, Franco Cristini, dettagliando le sue cifre, i suoi tempi, i suoi costi. A proposito di questi ultimi precisa che “il costo a chilometro ammonta a circa 140 milioni di euro, in linea con i costi di metropolitane automatiche realizzate in Europa”.

Prendendo per buoni i dati “europei” forniti da Cristini, balzano subito agli occhi altri due dati, a loro modo sconvolgenti: il tunnel che attraversa la Manica – i cui lavori, leggermente più complessi, sono durati ‘appena’ sette anni – ha fatto registrare un costo di 100 milioni di euro a chilometro: non ci saranno le sorprese archeologiche da fronteggiare, ma qualche problemino per via di certe profondità marine forse sì. Ma veniamo alla sorpresa pasquale all’ombra del Vesuvio: il metrò di Napoli, progettato a inizio anni settanta, la start del primo cantiere nel lontanuccio 1976, ha fatto segnare un costo medio a chilometro in lire, e cioè a tutto il millennio scorso, pari a 400 miliardi (di lire, appunto), per poi attestarsi – nella realizzazione della Linea 6, ancora in fase di realizzazione, e senza alcuna previsione certa per l’ultimazione – a quota 300 milioni di euro. In soldoni, per il metrò partenopeo, in quasi quarant’anni (anche questo un sicuro primato) il costo è oscillato (calcolandolo in euro, per capirsi meglio) fra i 200 e i 300 milioni a chilometro: praticamente il doppio della virtuosa media europea, 3 volte l’Eurotunnel, con quei fessi di inglesi e francesi a contare pure gli spiccioli.

Sorge spontanea la domanda: perchè la magistratura napoletana non ha mai pensato bene di vederci chiaro in un’opera che – lo capirebbe anche un bimbo dell’asilo – puzza di corruzione e non solo lontano un miglio? Viste le molteplici denunce di ambientalisti e qualche mezzo d’informazione come la Voce, primo articolo nel 1986 (emblematico il titolo: “2001, metrò nello spazio”)? Visto che i mattonari sono praticamente gli stessi, all’opera c’ è la stessa “Metrocricca” (dal titolo di un succoso pamphlet edito da La Scuola di Pitagora, una gemmazione dell‘Istituto italiano per gli studi filosofici dell’indomito avvocato Gerardo Marotta)? Visto che proprio proprio l’affare metrò fu una delle primizie della Tangentopoli napoletana? Visto che poi il ‘nuovo’ – la gestione post Mani pulite – era ancor peggio del precedente, in sella a Metronapoli Giannegidio Silva, fedelissimo di Paolo Cirino Pomicino ed ex dirigente di Icla, la regina del dopo terremoto tanto cara ad ‘O ministro? Visto che a muovere le sue ruspe per il movimento terra, avendo vinto l’appalto per il nolo degli escavatori, a fine settanta era un certo Michele Zagaria, il boss dei Casalesi arrestato qualche annetto dopo, nel 2012? Visto che nelle progettazioni ha impegnato righe e compassi la Rocksoil della famiglia Lunardi (Giuseppe, Giovanni e Martina, rampolli dell’ex ministro berlusconiano delle Infrastrutture Pietro), già impegnata nei lavori del metrò milanese, altra chicca nella Milano da bere di craxiana memoria? E visto il mare di errori, orrori ed omissioni, che la Voce ha descritto in questi anni e che sintetizziamo qui in un articolo del 2010 dal titolo “Senza Via”. Sì, perchè, chicca tra le chicche, il progetto Squarcianapoli (da non confondere con la storica ‘Spaccanapoli’ che dalle colline porta al ventre di Napoli) è andato avanti, fino a qualche anno fa, senza la fondamentale Via, ossia la Valutazione d’Impatto Ambientale, oggi richiesta anche per una veranda: e forse un metrò impatta qualcosina di più. Le vie di fuga, in caso di pericolo, sono poi da preistoria… Leggere per credere.

Vedi l’inchiesta di aprile 2010

inchiesta metro 2010 allegare

Un commento su “LE METROCRICCHE DA ROMA A NAPOLI”

  1. gino ha detto:

    ma insomma quanti kilometri sarà infine, e quanto (“ci”) avrà costato? Questo perché bisogna per illudersi che non si è schiavi ai tempi dei faraoni!ma schiavi “moderni”, o forse modelli!?

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